Com’è nata l’associazione Jabar

Ecco da dove veniamo, per capire dove siamo diretti

di Giovanni Patriarca

Mi ricordo una veglia organizzata da Maria Grazia Luccahiari a Belluno. Era arrivata con un camperino e si era piazzata con alcuni militanti radicali al distributore che c’è all’incrocio con il semaforo tra via Vittorio Veneto e via Pellegrini. A quella veglia partecipai anch’io.

Siamo stati tra il distributore e le mura perimetrali del carcere di Baldenich, vicino alla parrocchia don Bosco, dalle 21 fino a oltre la mezzanotte. In quell’occasione ho conosciuto Elisa Corrà. Eravamo gli unici bellunesi presenti.

È stata una serata bella. Sul camper eravamo un bel gruppetto: abbiamo parlato, bevuto e mangiato con la compagnia di due poliziotti della DIGOS che la pensavano esattamente come noi, ma erano presenti in divisa per controllare i “pericolosissimi radicali”.

Da quella data io ed Elisa ci siamo rincontrati, abbiamo parlato e abbiamo constatato che la politica radicale era qualcosa d’altro che sedere in un consiglio comunale. Abbiamo quindi deciso (Elisa da tempo aveva l’idea di uno sportello extra-giudiziale per dare assistenza a persone detenute ed ex-detenute) di interessarci al carcere di Baldenich dal “di dentro”.

Nel frattempo avevo contattato l’avvocato Gino Sperandio per altre ragioni (la croce di Douzulè del monte Serva che ho combattuto, con addirittura un esposto in Procura, fino a organizzare una manifestazione ai piedi di essa invocando la “forza spirituale di Uri Geller” per piegarla con la forza del pensiero). L’ho chiamato al telefono e ci siamo conosciuti. Gino è sempre stato impegnato in prima persona, prima ancora che io mi interessassi di carcere, alla situazione delle persone recluse a Baldenich. Da avvocato ha difeso ragazzi processati per detenzione di erba e ha più volte, da parlamentare, effettuato visite ispettive nel penitenziario di Belluno, secondo la prerogativa concessa ai deputati.

Avevamo anche preso contatti con Fabio Jerman, che faceva già parte dell’associazione “Luca Coscioni”, e con Filiberto Dal Molin (già per le elezioni regionali del 2010 ai tempi della “Rosa nel Pugno” con Michele Bortoluzzi), quindi entrambi della “galassia radicale”.

Era il momento giusto per fondare una associazione che si occupasse di detenuti e di tutte le persone con un disagio sociale, interessandoci direttamente alla questione.