La cosiddetta “Funzione rieducativa”

Il carcere di Belluno possiede delle caratteristiche che lo differenziano da tante altre realtà detentive. Non staremo certamente qui a confrontare ogni singolo aspetto in relazione ad altri posti, ma ci limitiamo a considerare in breve quelli che dovrebbero essere gli strumenti atti ad operare una rieducazione dei soggetti criminali.

Innanzitutto, ciò che si trova in abbondanza nella vita di una persona costretta a vivere in carcere è il tempo libero. Per la maggior parte di noi le giornate non passano perché sono prive di una direzione sensata. Il nostro orizzonte non esiste. Detto ciò, il primo atto sensato sarebbe quello di mettere all’opera le energie “pazienti” impiegandole in attività conformi alle singole predisposizioni.

Da qui cogliamo l’occasione per inserire una personale considerazione sul comportamento deviante che comporta il reato. Ognuno di noi nasce con la fedina penale pulita. Crescendo è vero che le nostre scelte personali ci portano a orientare la nostra vita in una direzione rispetto a un’altra. Crediamo che queste nostre scelte siano in realtà condizionate dall’educazione che abbiamo ricevuto e da come noi stessi abbiamo interpretato e reagito a determinati eventi. Le persone detenute andrebbero affrontate come veri e proprio pazienti bisognosi di cure. Non appena individuata la diagnosi, si incomincia il programma di cure, che dovrebbe essere totalizzante. Un elemento importante nel trattamento di un paziente è il concetto di cura, che non è soltanto la pastiglia data all’occorrenza, ma un insieme di attenzioni e accorgimenti da parte del personale predisposto. Gli ambiti su cui agire sono molteplici. Prima di tutto va fatto un lavoro a livello prettamente fisico, con attività sportive ma anche legate al lavoro. Non meno importante è l’aspetto psicologico, e in ultimo va sviluppata la componente legata alla creazione. Ognuno di noi necessita di esprimere la propria natura sommersa e per farlo c’è bisogno di strumenti adeguati.

In questo senso il carcere di Belluno è sulla buona strada, nel senso che offre alcune attività di formazione. Oltre a impegnare la maggior parte dei detenuti in attività lavorative e alcuni nel corso di informatica dell’associazione Jabar, quest’anno è stato proposto un corso di scuola superiore ad indirizzo sociale. Questi aspetti, riferiti alla vita sociale, permettono di frenare la deriva sociale che inesorabilmente fa il suo corso nella vita di un detenuto.

Luca e Giuliano
Baldenich, dicembre 2016