Il primo editoriale di Sconfinamenti

Inauguriamo il primo numero della rivista Sconfinamenti volgendo lo sguardo alla storia da cui, come associazione di volontariato, siamo partiti e che ci ha fatto giungere a questa ulteriore nuova attività, grazie all’esperienza che abbiamo maturato durante questo percorso e alla passione che ci anima nel farlo. Da luglio del 2014 siamo presenti all’interno del carcere di Belluno con le nostre attività. Crediamo nella pena come rieducazione e proviamo a parteciparvi fornendo alle persone detenute a Belluno la possibilità di imparare a usare il computer in un’aula all’interno del carcere, ristrutturata recentemente e da noi allestita, grazie anche alla collaborazione con il gruppo Luganega di Belluno (linux group locale).

Durante i vari cicli di lezione abbiamo notato come spesso, dopo le prime nozioni sull’uso di Writer e Calc (usiamo il sistema operativo Ubuntu con Libre Office), prevaleva nei partecipanti la voglia di scrivere lettere, biglietti di auguri, racconti da recapitare a un destinatario, reale o immaginario che fosse. Così abbiamo pensato che la redazione di un giornale potesse avere un senso importante, raccogliendo la necessità di scrittura, che in carcere si amplifica, e dando l’occasione allo scrivere di essere un momento di racconto comune delle nostre storie, dentro e fuori dal carcere. L’idea è stata poi tradotta nel concreto in questa rivista, pubblicata grazie al contributo del Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Belluno (Csv), alla disponibilità di Ornella Favero, Direttrice responsabile della rivista “Ristretti Orizzonti” di cui questo giornale è un supplemento, e alla collaborazione della Direttrice del carcere Tiziana Paolini.

Cos’è il carcere? È un luogo di detenzione. Un luogo dove le libertà personali sono ridotte. Ma è anche una comunità, in cui ci sono persone che hanno interazioni sociali, con tutte le implicazioni che questo comporta. Lo scopo di “Sconfinamenti” è volgere lo sguardo a questi luoghi di riduzione, di cui il carcere è uno degli esempi più evidenti, che vengono posti a confine della nostra vita di cittadini e separati, come si trattasse di una realtà altra che non ci riguarda e non ci sfiora. Nessun ambiente, invece, è un’isola a sé stante: solo i confini, fisici o sociali, ci danno l’illusione che questo sia vero. Seguendo questo filo conduttore cercheremo di raccontare e raccontarci, ospitando contributi delle persone che si trovano in carcere ma anche di altre associazioni e persone che si interessano a questi temi, per iniziare, appunto, a “sconfinare” tra tutti noi.

Elisa Corrà,
presidente associazione Jabar